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ELENCO POST:

mercoledì 25 gennaio 2023

I VULCANI DI IO. by INSA.

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Aggiornato il 25/01/2023

I VULCANI DI IO

Quando la sonda spaziale della Nasa, il Voyager 1 avvicinò Io, il più interno dei satelliti Medicei di Giove, nel marzo 1979, le immagini inviate alla Terra rivelarono che la sua superficie appariva punteggiata da una moltitudine di centri vulcanici caldi, con imponenti colate laviche e pennacchi alti fino a qualche centinaio chilometri. In seguito, l’esplorazione condotta soprattutto dalla missione Nasa Galileo chiarì che questi punti caldi sono moltissimi: alcune centinaia, molti dei quali con attività pressoché costante.


Struttura e Vulcani:
Molti vulcani producono pennacchi di zolfo e biossido di zolfo che si elevano fino a 500 km sulla sua superficie.
Questa è costellata di oltre 100 montagne che sono state sollevate dalla compressione della crosta di silicati, con alcuni di questi picchi che arrivano ad essere più alti dell'Everest.
A differenza di molti satelliti del sistema solare esterno, che sono per lo più composti di ghiaccio d'acqua, Io assomiglia ai pianeti terrestri ed è composto principalmente da rocce di silicati che circondano un nucleo di ferro o di solfuro di ferro fusi.
La maggior parte della superficie di Io è composta da ampie piane ricoperte di zolfo e anidride solforosa congelata.


Loki Patera:
Io è la cosa più vicina che abbiamo all'inferno nel nostro sistema solare, che dispone di centinaia di vulcani attivi e grandi laghi pieni di lava.
Nuove osservazioni suggeriscono che il più grande di questi laghi, Loki Patera, produce enormi onde che scorrono ripetutamente intorno alla superficie fusa.


Grazie ad un raro allineamento orbitale tra Europa e Io, un team internazionale di ricercatori ha identificato e tracciato un paio di onde laviche mentre costeggiavano Loki Patera, che è più grande del lago Ontario, e con una superficie di 21.500 km quadrati. La spiegazione più probabile per questa azione apparentemente periodica dell'onda è un modello di circolazione rovesciata, in cui la crosta di superficie fresca si addensa lentamente e affonda, tirando la crosta vicina insieme ad essa in un'onda che si diffonde sulla superficie.
Dalla fine degli anni '70, gli scienziati cominciarono a sospettare che Io, la terza luna più grande di Giove, presentasse una superficie tumultuosa e dinamica. Quando le sonde spaziali Voyager 1 e 2 visitarono il sistema gioviano, questi sospetti furono confermati, rivelando Io come l'oggetto più vulcanicamente attivo del sistema solare. Questa luna torturata è coinvolta in un tiro alla fune gravitazionale tra Giove e altri satelliti, che causano un intenso riscaldamento mareale all'interno del satellite.
Una delle cose particolari osservate è l'aumento della luminosità periodica di Loki Patera ogni 400 / 600 giorni, che i ricercatori ipotizzano sia proprio a causa delle ondate di lava che rimescolano il materiale.
Utilizzando un occultazione di Io da parte di Europa, i ricercatori usando l'infrarosso, sono stati in grado di mappare la zona di Loki Patera, questi dati sono stati suddivisi in intervalli di un ottavo secondo mentre il bordo di Europa lentamente avanzava attraverso Io. I ricercatori hanno compilato una mappa termica bidimensionale che mostra la distribuzione della temperatura lungo la Patera, e ad una risoluzione migliore di 6,25 miglia (10 km).


L'analisi dei dati ha mostrato che la temperatura superficiale di Loki Patera è aumentata costantemente da un'estremità all'altra, suggerendo che la lava si era rovesciata in due onde che spazzavano da est a ovest con una velocità di 1 km al giorno. Le osservazioni hanno anche dimostrato che il ribaltamento è stato avviato in tempi diversi sui due lati dell'isola più fredda al centro della patera, suggerendo un processo geologico complesso sotto la superficie.

In grafico l'onda di lava nel bacino Loki Patera ).

La mappa dei vulcani:
Identificati 242 “hot spot“, di cui 23 non osservati precedentemente, sul satellite più interno di Giove. 
I dati indicano una maggiore concentrazione di punti vulcanici caldi nelle regioni polari rispetto alle latitudini intermedie. Si tratta della mappatura migliore mai ottenuta da remoto. 
I risultati dello studio, guidato da Francesca Zambon dell’Istituto nazionale di astrofisica, sono stati pubblicati su Geophysical Research Letters.


«La mappa degli hot spot presentata nel nostro lavoro», spiega Francesca Zambon, membro del gruppo Jiram, ricercatrice all’Inaf di Roma e prima autrice dell’articolo, «è la più aggiornata tra quelle basate su dati di telerilevamento spaziale. Analizzando le immagini infrarosse acquisite da Jiram, abbiamo individuato 242 punti vulcanici caldi, di cui 23 non presenti in altri cataloghi e localizzati nella maggior parte dei casi nelle regioni polari, grazie alla peculiare orbita della sonda Juno».

«Il confronto tra il nostro studio e il catalogo più recente», sottolinea la ricercatrice, «rivela che Jiram ha osservato l’82 per cento degli hot spot più potenti precedentemente individuati, e la metà degli hot spot di potenza intermedia, dimostrando quindi che questi sono ancora attivi. Tuttavia, Jiram ha rilevato solo circa la metà degli hot spot più deboli precedentemente segnalati. Le spiegazioni sono due: o la risoluzione di Jiram non è sufficiente per rilevare questi deboli punti caldi, oppure l’attività di questi centri effusivi potrebbe essersi sbiadita o interrotta».

Io mostra molti centri vulcanici, innescati principalmente dalle potenti forze mareali esercitate da Giove. Lo studio dell’attività vulcanica di questo satellite gioviano è la chiave per comprendere la natura dei suoi processi geologici e la sua evoluzione interna. La distribuzione degli hot spot e la loro variabilità spaziale e temporale sono importanti per definire le caratteristiche del riscaldamento delle maree e i meccanismi attraverso i quali il calore fuoriesce dall’interno.


«Uno dei maggiori punti aperti nella comprensione della struttura interna di Io», prosegue Alessandro Mura, leader del gruppo Jiram e ricercatore all’Inaf di Roma, «è se l’attività vulcanica osservabile in superficie sia dovuta a un oceano di magma globale presente nel mantello, oppure a camere magmatiche che si insinuano nella crosta a minori profondità. Le osservazioni di Jiram sono tuttora in corso, e le future immagini a maggiore definizione saranno fondamentali per meglio evidenziare i punti caldi deboli e per chiarire la struttura interna di Io».

«La superficie della luna gioviana Io è molto dinamica», aggiunge Giuseppe Sindoni, responsabile del progetto Jiram per l’Asi, «con vulcani ed emissioni laviche in continua evoluzione, come dimostrato da questo importante risultato ottenuto dal nostro strumento Jiram e dall’ottimo lavoro svolto dal team. L’estensione della missione Juno fino al 2025 ci permetterà di monitorare questa evoluzione e di comprendere meglio i processi fisici che guidano un corpo così complesso e dalle fattezze simili alla nostra Terra primordiale, anche in previsione di future missioni dedicate».
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A cura di Andreotti Roberto.


sabato 21 gennaio 2023

LA GRANDE COMETA DI RAMA del 147 aC . by Andreotti Roberto - INSA.

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Aggiornata il 21/01/2023

LA GRANDE COMETA di RAMA 
del 147 a.C. (C/-146 P1)

La C/-146 P1 è stata una cometa visibile ad occhio nudo dell'anno -146 , la spettacolarità della sua apparizione è dovuta al suo passaggio ravvicinato alla Terra, con una magnitudine apparente che al massimo si ritiene abbia raggiunto +1 mag.

Osservazioni:
CINA:
Nella cronaca cinese She-Ke, si riporta:
''Nel terzo anno dell'epoca Chung-Yuen, durante la sesta luna (mese lunare), nel giorno Jin Seuh (6 agosto), c'era una cometa nel sud-ovest: era nella parte meridionale di Fang (asterismo cinese). 
Quando è uscito da Fang aveva una lunghezza di 20 cubiti. 
Era una nave grande quanto due rimorchiatori, ed il colore era bianco.
Il giorno di Kwei-Hae (7 agosto), il suo posto era a nord-est dell'asterismo di Sin (Antares e stelle vicine dello Scorpione). La sua lunghezza era di 10 cubiti.
Il giorno di Kea-Tsze (8 agosto), era nell'asterismo di Wei (Altra zona dello Scorpione).
Il giorno di Ting-Maou (11 agosto), è entrato nell'asterismo di Ke (gamma, delta, epsilon del Sagittario), a nord vicino alla stella Han (zeta Ophiuchi).
La luminosità, poi è gradualmente diminuita fino a somigliare a una pesca.
Il giorno Tin-Shin (16 agosto), è scomparsa, essendo stata visibile complessivamente per 10 giorni''.

Le cronache cinesi She-Ke e Ma-Twan-Lin, riportano anche l'osservazione di un'altra cometa vista nella seconda metà del mese di marzo: 
'' Nel 3° anno dell'epoca Chung Yuen, durante la 3a luna, nel giorno di Ting Yew, fu vista di notte una cometa a nord-ovest: il suo colore era bianco. Era lunga 10 cubiti. Il suo posto era in Tsuy He. Con il passare del tempo aumentò ma di dimensioni ridotte. Dopo 15 giorni non si vedeva più ''. 
 - Il terzo anno dell'epoca Chung Yuen è il 147 a.C. 
 - Mentre la 3a luna, giorno Ting Yew, corrisponde al 14 marzo. 
 - Tsuy He, forse corrisponde ad una parte dell'asterismo Tsuy, Lambda e altri nel capo di Orione.

VALUTAZIONI:
Confrontando l'orbita preliminare con i periodi osservativi, ipotizziamo che sia il solito oggetto che è passato presso la Terra in marzo, senza fare un passaggio ravvicinato ma in posizione favorevole all'osservazione, mentre si avvicinava al Sole dalla zona a nord dell'eclittica, per poi passare nella zona sotto l'eclittica mentre effettuava il passaggio al perielio e quindi non osservabile dall'emisfero nord, per poi ripassare sopra l'eclittica di nuovo vicino alla Terra in agosto e tornare cosi visibile verso sud-ovest per poi risalire verso nord.
Riteniamo quindi che la fase più spettacolare di questa cometa sia stata persa dagli osservatori cinesi, mentre è possibile che in India, come potete leggere qua sotto sia stata osservata in modo migliore.

INDIA:
Nell'epica Rāmāyana del saggio Vālmīki (300 a.C. - 200 d.C.; Winternitz 1977, p. 516-7) che è la storia di Lord Rama, contiene riferimenti ad alcune circostanze astronomiche, quelle al momento della sua nascita, poi intorno a quando lui viene bandito nelle foreste per 14 anni, infine alla grande marcia del suo esercito a "Lanka", la dimora del re demone Rāvaṇa e la guerra con lui, ecc. 

Il periodo storico di Rāma era indeterminabile, ma i
n un capitolo successivo, il Yuddhakānda che narra la battaglia di Rāma con Rāvaṇa, c'è un riferimento a una cometa vicino a un particolare naksatra (Vālmiki 1991, 6: 4: 52-53, p. 678), come segue:
'' Nairritam nairritanam cha nakshatram abhipīdyaté, Mūlam mūlavata sprushtam dhupyaté dhūma ketunā, Sarvam cha aetad vināshāya rakshasanam upasthitam ''.
- Il nakshaatra Mūlam dei rākshasa (demoni) è mal posizionato in modo tale da essere toccato da una dhūmaketu (cometa) che è sorta con la coda di luce e ne è tormentata. Tutto questo è dovuto alla distruzione dei rākshasa perché coloro che sono così destinati, la loro nakshatra è inflitta da un ''graha'' -
Identificando quale cometa quindi, poteva essere passata sul Mulam (λ Scorpii), abbiamo verificato che tra le comete registrate sin dall'antichità fino all'anno 200 d.C., l'unica cometa che si avvicina a questa descrizione è la C/-146 P1, ciò è utile a fornire un indicazione precisa anche per gli avvenimenti storici citati.

Determinazione dell'orbita:
La determinazione dell'orbita, date le incertezze delle osservazioni ha dato come risultato solo una preliminare orbita parabolica prograda inclinata di 71° rispetto all'eclittica, con un argomento del perielio di 261° e con una longitudine del nodo ascendente di 330°.
Per questi calcoli sono state usate solo le osservazioni fatte nel mese di agosto ).
Ha effettuato il passaggio al perielio il 28 giugno, trovandosi a circa 0,43 UA dal Sole, mentre il passaggio ravvicinato alla Terra è avvenuto il 3 agosto, passando a soli 0,14 UA.
Non sappiamo se e quando questa cometa possa tornare nel sistema solare interno.



Grafico dell'orbita - JPL ).
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A cura di Andreotti Roberto.


domenica 1 gennaio 2023

LA COMETA 354P/LINEAR 56, un asteroide con la coda. by Andreotti Roberto - INSA.

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354P/LINEAR 56

La 354P/LINEAR è un asteroide che è stato considerato anche come una cometa periodica del Sistema solare di circa 150 m di diametro. Identificato inizialmente come una cometa periodica, per alcuni appartenente al gruppo di comete della fascia principale (main belt comet - MBC), ma per altri alla famiglia cometaria di Giove nel gruppo della Cometa Encke. Ha ricevuto una designazione cometaria dal Minor Planet Center come P/2010 A2, e poi dopo il suo recupero ha ottenuto la numerazione definitiva 354P.

La cometa della fascia principale P/2010 A2 ripresa al telescopio WIYN da 3,5 m su UT 2010 l'11 gennaio da James Annis (Fermilab), Marcelle Soares-Santos (FermiLab e Università di San Paolo) e David Jewitt (UCLA) ).

Scoperta:
Un oggetto apparentemente asteroidale di 20a magnitudine fu scoperto da LINEAR con il riflettore da 1,0m il 6,27 gennaio 2010 in seguito è stato osservato che mostrava un aspetto cometario da altri astrometristi, in particolare Peter Birtwhistle, ma mentre aveva una coda evidente, non c'era una condensazione centrale distintiva. La cometa ha un periodo estremamente breve di circa 3,5 anni ed era al perielio a circa 2,0 UA nel dicembre 2009. L'orbita è quella tipica di un asteroide della fascia principale, della famiglia collisionale di Flora e potrebbe essere un piccolo oggetto di tipo carbonioso. MPEC 2010-A32 .

immagine scattata il 12-01-2010 10:15 UT ).

Osservazioni:
Ha subito manifestato delle particolarità, avendo una coda debole senza presentare una reale chioma. Le analisi successive delle immagini ottenute il 25 ed il 29 gennaio con il Telescopio spaziale Hubble (HST) suggeriscono che la coda sia stata generata da una recente collisione tra due asteroidi piuttosto che dalla sublimazione di ghiaccio cometario. 
Un ulteriore dato notevole è rappresentato dalla posizione relativa del nucleo, sbilanciata rispetto all'asse della coda e all'esterno di quella che dovrebbe essere la chioma, situazione che non presenta precedenti nell'osservazione delle comete. La coda potrebbe essere creata da particelle millimetriche soffiate via dalla pressione della radiazione solare. IAUC: 9105 - 9109 - 9110 . CBET 2134 .

Immagine del telescopio Hubble ).

Per il seguente ritorno, il 3 giugno 2013 l'Osservatorio WIYN ha pubblicato un comunicato stampa descrivendo come avevano osservato una coda di almeno 15' usando il loro nuovo One Degree Imager. Questa lunghezza apparente corrisponde a una lunghezza reale di circa 1 milione di km.
La P/2010 A2 (LINEAR) è stata recuperata anche al successivo passaggio come un oggetto apparentemente asteroidale tramite immagini CCD scattate da Y. Kim con il telescopio "Gemini North" da 8,1m a Mauna Kea il 26,43 gennaio 2017. La correzione indicata dalle osservazioni, rispetto alla previsione di Syuichi Nakano nel Comet Handbook del 2017 dell'ICQ, era di +0.16 giorni. 
CBET 4405 🔐 - MPEC 2017-M38 .
La cometa non è stata osservata intorno al suo passaggio al perielio del 2020.

Il nucleo della cometa P/2010 A2 (freccia) e la coda di polvere staccata, ripresi con il telescopio William Herschel alla Palma il 21 gennaio ).

Passaggi al perielio:
Passaggi al perielio effettuati (Dal sito di Seiichi Yoshida):
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Elenco dei passaggi al perielio futuri, dal sito di Kazuo Kinoshita .

Parametri orbitali:
La cometa si trova su una traiettoria quasi circolare, e seppur molto debole risulta osservabile per gran parte della sua orbita, usando potenti telescopi.

DATI da Seiichi Yoshida:

Epoca 2016 Novembre 28.0 TT = JDT 2457720.5
T 2016 Novembre 8.12340 TT                        da MPCW
q   2.0048522 UA           (2000.0)           P               Q
n   0.28442972     Peri.  132.84528     -0.05556188     -0.99673414
a   2.2899152 UA   Nodo   320.22668     +0.88727600     -0.02237516  
e   0.1244863      Incl.    5.25552     +0.45788008     -0.07759123
P   3.47 anni
da 135 osservazioni 2010 Gen 6 - 2017 Gen 28, residuo medio 0".3.
Diagramma orbitale - JPL ).
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A cura di Andreotti Roberto.