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sabato 19 ottobre 2019

AMALTEA il maggiore dei 4 satelliti interni di GIOVE. by Andreotti Roberto - INSA.

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Aggiornato il 19/10/2019

Amaltea 


Nome e scoperta:
Amaltea (Αμάλθεια in greco) è il terzo satellite naturale di Giove in ordine crescente di distanza dal pianeta; è il più massiccio dei satelliti interni, che vengono collettivamente indicati proprio come gruppo di Amaltea. La sua forma è comunque estremamente irregolare. Il nome deriva da quello di Amaltea, la ninfa che secondo la mitologia greca nutrì Zeus con il latte di capra; il satellite è anche noto come Giove V.
Amaltea fu scoperto il 9 settembre 1892 dall'astronomo statunitense Edward Emerson Barnard, attraverso il telescopio rifrattore da 91 cm dell'Osservatorio Lick in California.
È l'ultimo satellite ad essere individuato direttamente dall'occhio umano (e non attraverso fotografie) ed il primo ad essere scoperto attorno a Giove da quando, nel 1609, Galileo aveva individuato i quattro satelliti medicei.
Il nome di Amaltea fu accettato ufficialmente dall'Unione Astronomica Internazionale nel 1975 sebbene fosse già in uso in precedenza (la sua introduzione risale a Camille Flammarion). Il suo scopritore aveva inutilmente suggerito il nome Columbia, per onorare la ricorrenza del quattrocentesimo anniversario della scoperta dell'America da parte di Cristoforo Colombo.

Dati:
Con un diametro medio 172 km, ed ha una forma ellissoidale (262 x 146 x 134 km) e si trova all'interno dell'anello Gossamer, al mantenimento del quale partecipa attivamente. L'asse maggiore del satellite è orientato verso Giove, attorno al quale orbita in 11h 57m 23s con una inclinazione orbitale di 2.45o (0.36o rispetto all'equatore di Giove) a 181.995 km da Giove. Il satellite è accompagnato nella sua orbita da una serie di frammenti inferiori al chilometro che si crede che da esso si siano staccati .

Foto del Voyager1 ).

Superficie:
È l'oggetto più rosso di tutto il Sistema Solare, perfino più di Marte, probabilmente a causa dello zolfo emesso dal satellite Io, con un albedo 0,09.
La Galileo ha sorvolato Amaltea a soli 160 km dalla superficie permettendo di calcolarne la massa, ciò ha portato ad ottenere un valore di densità del satellite di 0.862 kg/dm3, le foto scattate durante questo sorvolo non sono state pubblicate dalla NASA.
Negli scoscendimenti più pronunciati appaiono macchie verdastre, ma la natura di questa colorazione è attualmente sconosciuta.
La sua superficie appare pesantemente craterizzata; risultano particolarmente evidenti i crateri Pan, ampio circa 100 km e profondo almeno 8 km, e Gea, il cui diametro è pari ad 80 km e la cui profondità è all'incirca doppia rispetto a quella di Pan. Le dimensioni di questi crateri sono molto grandi se raffrontate con quelle dell'intero satellite.
Altre formazioni geologiche di rilievo sono Lyctos Facula e Ida Facula, che si innalzano fino a 20 km rispetto alla superficie circostante.

Struttura:
La forma ad ellissoide irregolare di Amaltea, le cui dimensioni sono approssimabili a 250 × 146 × 128 km, aveva portato a ritenere che si trattasse di un corpo solido relativamente rigido e che il suo interno fosse relativamente povero di ghiaccio o altri materiali friabili che avrebbero dato luogo ad un satellite dall'aspetto sferico per effetto della sua stessa gravità. Tuttavia i calcoli della massa di Amaltea basati sulla misura della deflessione della sua orbita, conseguenti a un sorvolo effettuato dalla sonda Galileo a soli 160 km dalla superficie il 5 novembre 2002, hanno portato a calcolare una densità vicina a 0,86 g/cm³, corrispondente a quella di un corpo ghiacciato o composto di materiali estremamente porosi, come se si trattasse di un cumulo di macerie. La natura ghiacciata del satellite è stata in seguito confermata da osservazioni condotte tramite il telescopio Subaru.
Si ritiene quindi che Amaltea si sia formato altrove, giacché il materiale che lo compone si sarebbe fuso se il satellite si fosse trovato così vicino a Giove fin dalle prime fasi della formazione del sistema solare quando il pianeta era ancora molto caldo. Probabilmente si tratta di un asteroide formatosi altrove e catturato dal pozzo gravitazionale di Giove in un secondo momento. La NASA non ha tuttavia pubblicato le foto scattate durante il fly-by della sonda Galileo del 5 novembre 2002 e la risoluzione di quelle pubblicate è molto bassa.
Amaltea irradia un po' più calore di quello che riceve dal Sole; questo è probabilmente il risultato dell'effetto combinato del flusso termico proveniente da Giove (<9 K), della luce solare riflessa dal pianeta (<5 K) e del bombardamento di particelle cariche (<2 K). Anche il satellite Io mostra un comportamento simile anche se derivante da altri fattori.

Nell'immagine di sinistra sono mostrate in scala a colori le velocità di fuga dal satellite. Il blu indica il valore più basso <1 m/s. Le due immagini in bianco e nero, scattate con luce laterale, permettono di evidenziare gli aspetti della superficie. Immagini scattate da Voyager 1 e Galileo ).

Ricostruzione artistica ).

Nel cielo di Amaltea Giove appare di dimensioni enormi, caratterizzato da un diametro angolare di circa 46°, approssimativamente 92 volte quello della Luna vista da Terra. Inoltre, poiché Amaltea è in rotazione sincrona con il suo pianeta, Giove è visibile da un'unica faccia del satellite. Il Sole viene eclissato dal pianeta per circa un'ora e mezza nel corso di ogni rivoluzione portando la durata della luce del giorno a meno di sei ore. Sebbene la luminosità complessiva di Giove sia pari a 900 volte quella della Luna piena, la sua luce viene sparsa su una superficie 8 500 volte più grande rendendo così la luminosità per unità di superficie è inferiore a quella del satellite terrestre.

Amaltea e l'anello di Giove ripresi dal telescopio SUBARU ).
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A cura di Andreotti Roberto.


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