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ELENCO POST:

mercoledì 30 ottobre 2019

MARTE: AMENTHES PLANUM un'interessante pianura presso l'equatore. by INSA - MARTE.

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Aggiornato il 29/10/2019

LA PIANURA DI AMENTHES


La pianura di Amenthes, in Latino Amenthes Planum , è un bacino alluvionale tra due terreni più vecchi pesantemente craterizzati, i terreni sedimentari che ne hanno riempito il fondo, andando anche a coprire l'orografia preesistente, sono stati portati i primis dall'opera di erosione dell'acqua che con numerosi fiumi scorrevano il loco, e di cui permangono ancor oggi tracce evidenti, recentemente invece i sedimenti sono sabbiosi e portati dalle enormi tempeste di sabbia perieliche che periodicamente avvolgono interamente il pianeta quando la sua orbita eccentrica lo porta verso il punto più vicino al Sole.
Questa ampia valle pianeggiante è ritenuta un ottimo sito per future colonie, visto il suo posizionarsi a cavallo dell'equatore.


( Mappa geologica - In verde chiaro, il fondo di deposito di riempimento - in marrone i crateri più vecchi - in giallo gli impatti più recenti ). ________________________________________________

Amenthes Fossae:
In prossimità dell'Amenthes Plaum si trovano 2 grandi sistemi di fosse, il primo più a ovest vicino al sinus Iridum che attraversano per intero la pianura, ma in essa sono stati riempiti dai sedimenti, il secondo nella zona centrale, queste fosse sono più evidenti a nord della pianura , nel terreno craterizzato della regione denominata appunto Amenthes Fossae, che si trova tra la pianura ed il Nepenthes Planum a nord, che sarebbero i lievi pendii che portano al bordo dell'antico ed ormai prosciugato oceano settentrionale.

( SOPRA - Il sistema di fosse più occidentale, al confine tra la pianura ed i terreni più bassi del Sinus Iridum ).

( SOTTO - Il sistema di fosse tra Amenthes Planum e Nepenthes Planum ).

Amenthes Rupes:

Il sistema denominato Amenthes Rupes è una faglia tettonica di subduzione dove la placca della pianura di Amenthes scivolava sotto la placca rialzata dei terreni craterizzati sovrastanti, nell'immagine sopra riportiamo la mappa topografica con le altimetrie evidenziate dai differenti colori, dai più bassi in verde ai più elevati in giallo e arancione.
Nel riquadro sottostante, l'immagine in b/n mette maggiormente in risalto, il profilo della scarpata, reso evidente anche dal grafico allegato che riporta le altimetrie della sezione evidenziata con una linea bianca in foto, nel punto preso in esame il dislivello raggiunge all'incirca i 1.300 m.


Come si nota meglio nella foto sotto, si vede bene il cratere in evidenza, che in parte è scivolato sotto per effetto dei movimenti tettonici un tempo presenti ed ora non più attivi su Marte, lo studio di questi eventi può portare ad una maggiore comprensione su come si sia formato l'Amenthes Planum.


Dune:
La pianura che centrale che forma l'Amenthes Planum è costituita da terreni sedimentari portati all'inizio dall'azione dello scorrere delle acque, come vedremo in seguito, ma successivamente anche dalle sabbie portate dalle grandi tempeste di sabbia che si scatenano quando Marte si avvicina al Perielio.


Fiumi:

Nella pianura di Amenthes, Scorrevano innumerevoli fiumi, e le tracce sono ancora molto evidenti, le due immagini, sopra con altimetrie e sotto in colori naturali si può osservare un grande sistema fluviale ed alcuni altri più piccoli che si trovano nella zona est a sud dell'equatore che convogliavano l'acqua dalla Tirrena Terra con quote più elevate fino nell'amenthes planum.


In queste immagini mostriamo il dettaglio del più imponente sistema presente in questa zona nei pressi del cratere Palos, si può notare che gli effetti dello scorrimento dell'acqua abbiano scavato grandi vallate ed i cui sedimenti ne abbiano poi riempito il fondo.

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( SOPRA - nell'immagine altimetrica si notano due sistemi fluviali più piccoli che si riversano nella pianura dove si nota la presenza residua di un fiume più grande che raccoglieva le acque dei vari affluenti e che scorreva nella pianura più lentamente fino a gettarsi nel Sinus Iridum .
SOTTO - risulta più evidente i segni lasciati da un tale grande fiume che placido ha formato nei primi miliardi di anni l'Amenthes Planum riempendolo con i suoi sedimenti ).

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A cura di Andreotti Roberto.


sabato 26 ottobre 2019

(451) PATIENTIA uno dei maggiori asteroidi della Fascia Principale. by Andreotti Roberto - INSA.

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Aggiornato il 26/10/2019

(451) PATIENTIA

451 Patientia è il 15° asteroide più grande nella fascia principale tra Marte e Giove.
Raggiunge regolarmente l'undicesima magnitudine apparente, come l'11 gennaio 2013 e il 12 dicembre 2017, quindi nelle opposizioni favorevoli ha raggiunto rispettivamente le magnitudini +10,7 e +10,4, molto luminose per un pianeta minore scoperto relativamente tardi.


Dati fisici:
Tra il 1969 e il 2003 sono stati condotti vari studi fotometrici multipli su questo asteroide. I dati combinati hanno dato una curva di luce irregolare con un periodo sinodico di 9.730 ± 0.004 ore e una variazione di luminosità di 0,05-0,10 di magnitudine .
Mentre i risultati di varie occultazioni stellari con numerose linee di corda, hanno fornito un diametro medio di circa 224,96 km.
Patientia ha una magnitudine assoluta (H) di +6,65 , con un albedo geometrico di 0,0764 ± 0,003 .
Ha una massa di (1,09 ± 0,53) × 10E19 kg , con una densità di 1,60 ± 0,80 kg/dm3 . ma questi dati presentano ancora un'incertezza abbastanza elevata.

OCCULTAZIONE STELLARE

CURVA DI LUCE

Spettro e 
composizione Superficiale:
L'analisi spettrale della superficie di Patientia (riportata nel grafico qui a lato), ha fornito un risultato che ha indotto ad inserirla tra i tipi CU della classificazione spettrale di Tholen , e la pendenza spettrale oltre alla presenza di un assorbimento più marcato a 3 micrometri ci induce ad ipotizzare che sia molto simile a 52 Europa riguardo alla sua composizione superficiale che in gran parte si ipotizza coperta da materiale carbonioso.
Il satellite giapponese a infrarossi Akari non ha rivelato la presenza di minerali idratati.
Gli indici di colore rilevati sono: B-V = 0,666 / U-B = 0,310 .


Parametri orbitali:
Patientia orbita ad una distanza tra i 2.83038586 UA ( perielio ) ed i 3,2895137 UA ( Afelio ) , ruota in 5,35 anni (1955,104 giorni) intorno al Sole, con un semiasse-maggiore di 3,059949789 UA . L'orbita è inclinata di 15,23931759° rispetto all'eclittica , mentre la bassa eccentricità è di solo 0,075022122.
La Longitudine del nodo ascendente è 89.24234941850715°.
L'Argomento del perielio è 336.6517904884097°.
DATI JPL: https://ssd.jpl.nasa.gov/sbdb.cgi?sstr=451 

( Grafico dell'orbita - JPL ).

Scoperta e denominazione:
Patientia fu scoperto il 4 dicembre 1899 dall'astronomo francese Auguste Honoré Charlois (soprannominato il furetto dei pianetini per l'elevato numero di asteroidi individuati, ben 99 ) grazie al telescopio rifrattore da 76 centimetri (30 pollici) dell'Osservatorio di Nizza, dove lavorava come segretario del direttore Henri Perrotin.
Il suo nome è dedicato alla Patientia, il latino di pazienza, inizialmente catalogato con la denominazione provvisoria A899 XA.
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A cura di Andreotti Roberto.


venerdì 25 ottobre 2019

(324) BAMBERGA un grande asteroide della fascia principale . by Andreotti Roberto - INSA .

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Aggiornato il 25/10/2019

(324) BAMBERGA

Scoperta e denominazione:
324 Bamberga è uno degli asteroidi più grandi della Fascia principale della zona centrale, ed è quindi uno degli ultimi grandi asteroidi individuati (oltre i 200 km), fu scoperto infatti, relativamente tardi, il 25 febbraio 1892 da Johann Palisa dall'osservatorio di Vienna, dove lavorava come assistente notturno, utilizzando uno dei due grandi telescopi rifrattori da 27 e 12 pollici.

(Immagine di Bamberga).

Fu battezzato così in onore della città tedesca di Bamberga dal primo cittadino in persona, il Dr. von Brandt, durante una conferenza.

Composizione e superficie:
La sua classe spettrale è a metà strada fra quella degli asteroidi di tipo C e di tipo P.
La superficie si presenta molto scura con un albedo di 0,0628 e si ritiene coperta da materiale carbonioso, come confermano le analisi spettrali.
La sua densità di circa 1,6 kg/dm3 fa ipotizzare la presenza di ghiaccio sottosuperficiale oppure l'esistenza di grosse porosità ma questa ipotesi è poco probabile.




Dati fisici:
Le stime delle sue dimensioni danno diametro medio di circa 229,44 km.
L'8 dicembre 1987 è stata osservata un'occultazione di Bamberga, e le misure hanno indicato un diametro di circa 228 km, in linea con i risultati dell'IRAS.
Ha una magnitudine assoluta (H) di +6,82 mag.
Il periodo di rotazione di oltre 29 ore è insolitamente lungo per un asteroide di diametro superiore a 150 km.

Dati fisici
Dimensioni229,4 km
Diametro medio229,44 ± 7,4  km (IRAS)
234,67 ± 7,80 km
Massa1,03 ± 0,10 × 1019 kg
Densità media1,52 ± 0,20 × 10³ kg/m³
Accelerazione di gravità in superficie0,052 m/s²
(0,377 g)
Velocità di fuga110 m/s
Periodo di rotazione29,43 ore (1,226 giorni)
Temperatura
superficiale
~172 K (media)
Albedo0,0628
CURVE DI LUCE:
 ( Curva di luce estesa ad un periodo di 20 giorni da cui si notano le maggiori corrispondenze per il periodo più breve dei due presi in esame ).

 ( SOPRA - Curva di luce del 2007 a conferma del grafico sopra, da cui è stato dedotto il profilo dell'asteroide riportato qui SOTTO ).

OCCULTAZIONI STELLARI:

( SOPRA - Occultazione multi-corda del 2007 - SOTTO - a corda singola del 2017 ).


Osservazione:
È il 14° asteroide più grande nella fascia degli asteroidi. Oltre al NEAR-EARTH Eros , è stato l'ultimo degli asteroidi scoperti che è sempre facilmente visibile con un binocolo.
Nel complesso Bamberga è il decimo asteroide della cintura principale più luminoso.
La sua eccentricità orbitale molto elevata significa che la sua grandezza di opposizione varia notevolmente, in rare opposizioni vicino al perielio di Bamberga può raggiungere una magnitudine di +8,0, che sarebbe luminosa come la luna di Saturno , Titano .
Tali opposizioni quasi-perielio si verificano su un ciclo regolare ogni ventidue anni, con l'ultimo che si è verificato nel 2013 e il successivo sarà nel 2035, quando raggiungierà magnitudo +8,1 il 13 settembre.


La sua luminosità in queste rare opposizioni vicino al perielio rende Bamberga l'asteroide tipo C più luminoso, all'incirca una magnitudo più brillante della luminosità massima di 10 Igiea con circa +9,1. A tale opposizione Bamberga può infatti essere più vicina alla Terra di qualsiasi altro asteroide cintura principale con magnitudine superiore a +9,5, avvicinandosi a 0,78 UA . Per fare un confronto, 7 Iris non si avvicina mai più di 0,85 UA e 4 Vesta mai più vicino di 1,13 UA (quando diventa visibile ad occhio nudo in un cielo privo di inquinamento luminoso).
Nel 1988 è stata eseguita una ricerca di satelliti, detriti o polvere in orbita attorno a questo asteroide utilizzando il telescopio UH88 presso gli osservatori Mauna Kea , ma lo sforzo ha dato risultato negativo.

Parametri orbitali:
Bamberga presenta un'orbita fortemente ellittica con un semiasse-maggiore di 2,681447 UA, con un periodo di rivoluzione intorno al Sole di 4,39 anni (1603,808 giorni).
La sua eccentricità orbitale corrisponde a 0,3406546 , quindi spazia da un perielio di 1.7679997 UA fino ad un afelio di 3,594894 UA.
Il suo piano orbitale è poco inclinato con 11,1017020° rispetto all'eclittica.
La longitudine del nodo ascendente è di 327,883° , mentre l'argomento del perielio è 44,2409°.

( Grafico dell'orbita - JPL ).
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A cura di Andreotti Roberto.


martedì 22 ottobre 2019

(617) PATROCLO e MENEZIO il primo TROIANO di Giove scoperto come asteroide binario. by Andreotti Roberto - INSA.

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Aggiornato il 22/10/2019

(617) PATROCLO e MENEZIO

(Nel grafico il risultato dell'occultazione stellare di Patroclo e del suo satellite, del 21 ottobre 2013, i numerosi osservatori coinvolti hanno permesso di ottenere molte linee di corda, che hanno permesso di determinare con abbastanza precisione le dimensioni e la distanza tra le due componenti, entrambi i corpi hanno occultato una stella di magnitudo +8,8 osservata da una squadra di 41 osservatori di stanza negli Stati Uniti. I dati di osservazione indicano la distanza orbitale di 664,6 km e danno una dimensione per il componente leggermente più grande, che mantiene il nome Patroclo con volume complessivo equivalente a una sfera di 113 km, con il componente più piccolo ora chiamato Menoetius con un volume equivalente a 104 km di diametro).

Patroclo
617 Patroclo è un asteroide troiano di Giove del campo troiano (L5).
Scoperto nel 1906 da August Kopff.
Il suo nome, scelto da Palisa, fa riferimento a Patroclo, personaggio della mitologia greca, amico di Achille. Questo è stato il primo asteroide troiano binario ad essere scoperto, prima ancora che venisse definita la divisione degli asteroidi troiani di Giove in campo greco, situato nel punto lagrangiano L4 e campo troiano, situato nel punto L5. Per questa ragione Patroclo, insieme con 624 Ettore, è l'unico di questi a trovarsi nel campo "sbagliato": esso è infatti compreso nel campo troiano, pur essendo il suo nome dedicato ad un eroe greco.
Possiede dimensioni di 127  km × 117  km × 98  km .

Parametri orbitali:
Presenta un'orbita caratterizzata da un semiasse maggiore pari a 5,2169436 UA e da un'eccentricità di 0,1382163, inclinata di 22,04747° rispetto all'eclittica.
Ha un periodo di rivoluzione con una risonanza 1:1 con Giove, pari a 11,92 anni (4.353 giorni).

Grafico dell'orbita - JPL ).

Menezio
Nel 2001 venne scoperta la natura binaria dell'asteroide, con l'individuazione di un suo satellite poco più piccolo, successivamente denominato Menezio e leggermente più piccola della sua primaria. Fu la prima scoperta di un asteroide binario tra i troiani di Giove.
Possiede dimensioni di 117 km × 108 km × 90 km .

(Foto HUBBLE).

Dati del sistema:
È stato stimato che i due componenti orbitano attorno al loro centro di massa in 4,283 ± 0,004 giorni a distanza di 680 ± 20 km in un'orbita approssimativamente circolare. Combinando queste osservazioni con misurazioni termiche prese nel 2000, le dimensioni dei componenti del sistema sono state stimate a 106 km e 98 km, con un diametro equivalente dell'intero sistema di 145 km, perfezionato da successive misurazioni dal Keck Observatory a circa 122 km e 112 km per ciascun partner, e un periodo co-orbitale di 103,5 ± 0,3 ore (4,3125 ± 0,0125 giorni).
I singoli periodi di rotazione dei due corpi si ritengono sincroni, le curve di luce non mostrano significative variazioni rispetto al periodo co-orbitale.
Massa del sistema : (1,36 ± 0,11) × 10E18  kg .


Immagine di 617 Patroclo ripresa con il telescopio Keck ).

Composizione:
Prove recenti suggeriscono che questi due corpi siano ghiacciati come le comete , piuttosto che rocciosi come la maggior parte degli asteroidi .
Nella classificazione Tholen , Patroclo è un asteroide di tipo P scuro . Poiché la densità dei componenti (0,88 g / cm³) è inferiore all'acqua e circa un terzo di quella della roccia, è stato suggerito che il sistema Patroclo-Menezio, precedentemente ritenuto una coppia di asteroidi rocciosi , fosse più simile a una cometa nella composizione .
Si sospetta che molti troiani di Giove, siano in realtà piccoli planetesimi catturati nei punti di Lagrange del sistema Giove-Sole durante la migrazione dei pianeti giganti 3,9 miliardi di anni fa. Questo scenario è stato proposto da A. Morbidelli e colleghi in una serie di articoli pubblicati nel maggio 2005 su Nature .
Albedo geometrico
0,047 ± 0,003 
Tipo spettrale
Tholen ) 
C 0 (Barucci) 
(Tedesco) 
U – B =0,215 ± 0,045 
B – V =0,710 ± 0,050 
V – R =0,420 ± 0,030 
V – I =0,830 ± 0,020 

Spettro:


La linea continua è lo spettro del Troiano "grigio" (617) Patroclo, preso con il telescopio spaziale Spitzer di Mueller et al. (2010) ed è fornito dal Dr. Josh Emery. La linea tratteggiata blu è lo spettro modellato che utilizza il 5% in peso di carbonio e il 5% in peso di olivina sospeso in una matrice di sale. Il modello che utilizza solo olivina in una matrice di sale è mostrato in verde. Illustra che il carbonio sopprime sufficientemente la caratteristica di emissione di 10 µm. Il nostro modello in carbonio si adatta adeguatamente allo spettro dei Troiani grigi ).
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A cura di Andreotti Roberto.



domenica 20 ottobre 2019

IL MONTE OLIMPO SU MARTE il più grande vulcano del sistema solare. by Andreotti Roberto - INSA.

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Aggiornato il 13/07/2020

MONTE OLIMPO

Introduzione:
Olympus Mons in latino, è un grande vulcano a scudo sul pianeta Marte .
Il vulcano ha un'altezza di quasi 22 km, misurata dall'altimetro del (MOLA). L'Olimpo è circa due volte e mezzo l' Everest altezza sul livello del mare. È il vulcano più grande, la montagna planetaria più alta e la seconda montagna più alta attualmente scoperta nel Sistema Solare , paragonabile a Rheasilvia su Vesta . In termini di superficie, il monte Olimpo è il secondo vulcano più grande del sistema solare, secondo solo al massiccio terrestre di Tamu . L'Olimpo è il più giovane dei grandi vulcani su Marte, essendosi formato durante il periodo esperiano di Marte . Era noto agli astronomi dalla fine del 19 ° secolo come il punto di alto albedo detto Nix Olympica (latino per "Neve olimpica"). La sua natura montuosa era quindi sospettata molto prima delle sonde spaziali che poi hanno confermato la sua identità di montagna.


Posizione:
Il vulcano si trova nell'emisfero occidentale di Marte a circa 18,65° N 226,2° E , appena al margine nord-occidentale del rigonfiamento di Tharsis . La parte occidentale del vulcano si trova nel quadrilatero di Amazzonia (MC-8) e le porzioni centrale e orientale nel quadrilatero adiacente di Tharsis (MC-9).

Crateri da impatto:
Sono presenti due crateri da impatto sul monte Olimpo e sono stati assegnati nomi provvisori dall'Unione Astronomica Internazionale . Sono il cratere Karzok di 15,6 km di diametro ( 18° 25′N 131° 55′O ) e il cratere Pangboche di diametro 10,4 km ( 17° 10′N 133° 35′O ). I crateri sono noti per essere due delle diverse aree di origine sospette per le shergottiti , la classe più abbondante di meteoriti marziani .

Descrizione:
Come vulcano a scudo , l'Olimpo ricorda la forma dei grandi vulcani che compongono le Isole Hawaii . L'edificio è largo circa 600 km. Poiché la montagna è così grande, con una struttura complessa ai suoi bordi, è difficile assegnarne un'altezza. L'Olimpo si trova 21 km sopra il livello medio globale di Marte , e il suo rilievo locale, dai piedi delle scogliere che formano il suo margine nord-ovest fino alla sua vetta, è di quasi 22 km ( poco più del doppio dell'altezza di Mauna Kea misurata dalla sua base sul fondo dell'oceano). Il dislivello totale cambia dalle pianure dell'Amazzonia Planitia, oltre 1.000 km a nord-ovest, verso la cima si avvicina a 26 km. La cima della montagna ha sei caldere nidificate (crateri crollati) che formano una depressione irregolare di 60 km × 80 km in larghezza e fino a 3,2 km di profondità. Il bordo esterno del vulcano è costituito da una scarpata , o scogliera, alta fino a 8 km (sebbene oscurata da flussi di lava in alcuni punti), una caratteristica unica tra i vulcani a scudo di Marte, che potrebbe essere stata creata da enormi frane sul fianco, o dal fatto che poteva trovarsi in mare, durante la sua fase di attività, che ne ha eroso i bordi. L'Olimpo copre un'area di circa 300.000 km2, che ha circa le dimensioni dell'Italia o delle Filippine ed è supportato da una litosfera di 70 km di spessore . La straordinaria dimensione del monte Olimpo è probabilmente dovuta al fatto che su Marte mancano le placche tettoniche mobili . A differenza della Terra, la crosta di Marte rimane fissa su un punto caldo fisso e un vulcano può continuare a scaricare lava fino a raggiungere un'altezza enorme.


Pendenze:
Essendo un vulcano a scudo, il monte Olimpo ha un profilo molto poco inclinato. La pendenza media sui fianchi del vulcano è di soli 5 °. I pendii sono più ripidi vicino alla parte centrale dei fianchi e diventano più superficiali verso la base, dando ai fianchi un profilo concavo verso l'alto. La forma del monte Olimpo è nettamente asimmetrica: i suoi fianchi sono più superficiali e si estendono più lontano dalla cima nella direzione nord-occidentale rispetto a sud-est. La forma e il profilo del vulcano sono stati paragonati a una "tenda da circo" sostenuta da un singolo palo che viene spostato dal centro.


Visuale:
A causa delle dimensioni e dei pendii poco profondi dell'Olimpo, un osservatore in piedi sulla superficie marziana non sarebbe in grado di vedere l'intero profilo del vulcano, anche da grande distanza. La curvatura del pianeta e il vulcano stesso oscurerebbero una visione così sinottica. Allo stesso modo, un osservatore vicino alla cima sarebbe inconsapevole di trovarsi su una montagna molto alta, poiché il pendio del vulcano si estenderebbe ben oltre l'orizzonte, a soli 3 chilometri di distanza.
Chi si trovasse invece sui pendii penserebbe di essere in una pianura con una leggera pendenza di circa 5°.

Pressione atmosferica:
La pressione atmosferica tipica nella parte superiore dell'Olimpo è di 72 pascal , circa il 12% della pressione media della superficie marziana di 600 pascal. Entrambi sono estremamente bassi per gli standard terrestri; in confronto, la pressione atmosferica sulla cima del Monte Everest è di 32.000 pascal, ovvero circa il 32% della pressione del livello del mare sulla Terra. Anche così, le nuvole orografiche di alta quota spesso si spostano sul vertice del monte Olimpo e la polvere marziana sospesa nell'aria è ancora presente. Sebbene la pressione atmosferica media della superficie marziana sia inferiore all'uno percento di quella terrestre, la gravità molto più bassa di Marte aumenta l' altezza della scala dell'atmosfera; in altre parole, l'atmosfera di Marte è espansiva e non diminuisce di densità con l'altezza tanto quanto quella terrestre.

Composizione:
La composizione del monte Olimpo è composta per circa il 44% di silicati , il 17,5% di ossidi di ferro (che conferiscono al pianeta la sua colorazione rossa) 7% alluminio , 6% magnesio , 6% calcio e proporzioni particolarmente elevate di ossido di zolfo con 7%. Questi risultati indicano che la superficie è in gran parte composta da basalti e altre rocce mafiche , che sarebbero esplose come flussi di lava a bassa viscosità e quindi portando a bassi gradienti sulla superficie del pianeta.

Esplorazione:
L'Olimpo è un improbabile luogo di atterraggio per sonde spaziali automatizzate nel prossimo futuro. Le alte quote impediscono gli atterraggi assistiti da paracadute perché l'atmosfera non è sufficientemente densa per rallentare il veicolo spaziale. Inoltre, l'Olimpo si trova in una delle regioni più polverose di Marte. Un manto di polvere fine oscura il substrato roccioso sottostante, rendendo probabilmente difficili da trovare campioni di roccia e probabilmente ponendo un ostacolo significativo per i rover.

Geologia:
L'Olimpo è il risultato di molte migliaia di flussi di lava basaltica altamente fluidi che si riversarono dalle bocche vulcaniche per un lungo periodo di tempo (le Isole Hawaii hanno esemplificato vulcani a scudo simili su scala più piccola - vedi Mauna Kea ).

Flussi di lava:
Come i vulcani di basalto sulla Terra, i vulcani basaltici marziani sono in grado di eruttare enormi quantità di cenere. A causa della ridotta gravità di Marte rispetto alla Terra, ci sono minori forze che influiscono sul galleggiamento sul magma che si alzano dalla crosta. Inoltre, si ritiene che le camere magmatiche siano molto più grandi e profonde di quelle trovate sulla Terra. I fianchi dell'Olimpo sono costituiti da innumerevoli flussi e canali di lava. Molti flussi hanno argini lungo i loro margini (nella foto a lato).
I margini esterni più freddi del flusso si solidificano, lasciando una depressione centrale di lava fusa e fluente. Tubi di lava parzialmente collassati sono visibili come catene di crateri di fossa, e sono comuni anche ampi tubi formati da lava che emergono da intatti, dal sottosuolo. In alcuni punti lungo la base del vulcano, si possono vedere flussi di lava solidificati che si riversano nelle pianure circostanti, formando ampi grembiuli e seppellendo la scarpata basale. Il conteggio dei crateri dalle immagini ad alta risoluzione prese dall'orbita Mars Express nel 2004 indica che i flussi di lava sul fianco nord-occidentale dell'Olimpo vanno dai 115 milioni di anni (Mya) a solo 2 Mya. Queste età sono molto recenti in termini geologici, il che suggerisce che la montagna potrebbe essere ancora vulcanicamente attiva, sebbene in modo molto tranquillo ed episodico.

Caldere:
Il complesso della caldera sulla cima del vulcano è costituito da almeno sei caldere e segmenti di caldera sovrapposti (nella foto a lato).
Le caldere si sono formate dal crollo del tetto a seguito dell'esaurimento e del ritiro della camera magmatica del sottosuolo dopo un'eruzione. Ogni caldera rappresenta quindi un impulso separato di attività vulcanica sulla montagna. Il più grande e antico segmento di caldera sembra essersi formato come un unico grande lago di lava.
Usando le relazioni geometriche delle dimensioni della caldera da modelli di laboratorio, gli scienziati hanno stimato che la camera magmatica associata alla più grande caldera sull'Olimpo si trova ad una profondità di circa 32 km sotto il pavimento della caldera. Le distribuzioni di frequenza delle dimensioni del cratere sui piani della caldera indicano la gamma di età delle caldere compresa tra 350 Mya e circa 150 Mya. Tutti probabilmente si sono formati entro 100 milioni di anni l'uno dall'altro.

Topografia e forma:
L'Olimpo è asimmetrico sia strutturalmente che topograficamente . Il fianco più a nord-ovest più lungo e poco profondo mostra caratteristiche estese, come grandi cedimenti e guasti normali . Al contrario, il lato sud-est più ripido del vulcano ha caratteristiche che indicano la compressione, tra cui terrazze a gradino nella regione del fianco medio del vulcano (interpretate come difetti di spinta) e una serie di creste rugose situate sulla scarpata basale. Perché i lati opposti della montagna dovrebbero mostrare diversi stili di deformazione potrebbe risiedere nel modo in cui i grandi vulcani a scudo crescono lateralmente e in come le variazioni all'interno del substrato vulcanico hanno influenzato la forma finale della montagna.

I grandi vulcani a scudo crescono non solo aggiungendo materiale ai loro fianchi come lava eruttata, ma anche diffondendosi lateralmente alle loro basi. Man mano che un vulcano cresce di dimensioni, il campo di stress sotto il vulcano cambia da compressione a estensione.
Una frattura sotterranea può svilupparsi alla base del vulcano, causando il cedimento della crosta sottostante.
Se il vulcano si appoggia su sedimenti contenenti strati meccanicamente deboli (ad es. Letti di argilla saturata con acqua), negli strati deboli possono svilupparsi zone di distacco ( decollamenti ).
Gli stress estensivi nelle zone di distacco possono produrre frane gigantesche e normali faglie sui fianchi del vulcano, portando alla formazione di una scarpata basale. Più lontano dal vulcano, queste zone di distacco possono esprimersi come una successione di falle di spinta sovrapposte a gravità.
L'Olimpo si trova ai margini del rigonfiamento di Tharsis , un antico vasto altopiano vulcanico probabilmente formato dalla fine del periodo noachiano . Durante l'Esperiano , quando iniziò a formarsi l'Olimpo, il vulcano si trovava su un pendio poco profondo che scendeva dall'alto di Tharsis verso i bacini delle pianure settentrionali. Nel tempo, questi bacini hanno ricevuto grandi volumi di sedimenti erosi da Tharsis e dagli altopiani meridionali. I sedimenti probabilmente contenevano abbondanti fillosilicati (argille) formati durante un primo periodo di Marte quando l'acqua in superficie era abbondante, ed erano più spessi nel nord-ovest, dove la profondità del bacino era maggiore. Man mano che il vulcano cresceva attraverso la diffusione laterale, zone di distacco a basso attrito si sviluppavano preferibilmente negli strati di sedimenti più spessi a nord-ovest, creando la scarpata basale e diffusi lobi di materiale aureolico (Lycus Sulci). La diffusione avvenne anche a sud-est; tuttavia, fu più limitato in quella direzione dall'ascesa di Tharsis, che presentava una zona a maggiore attrito alla base del vulcano. L'attrito era maggiore in quella direzione perché i sedimenti erano più sottili e probabilmente consistevano in materiale a grana più grossa resistente allo scorrimento. Le rocce robuste di Tharsis hanno agito come ulteriore fonte di attrito. Questa inibizione della diffusione basale sud-orientale nell'Olimpo potrebbe spiegare l'asimmetria strutturale e topografica della montagna. È stato dimostrato che modelli numerici di dinamica delle particelle che implicano differenze laterali nell'attrito lungo la base del monte Olimpo riproducono abbastanza bene la forma e l'asimmetria attuali del vulcano.
È stato ipotizzato che il distacco lungo gli strati deboli fosse aiutato dalla presenza di acqua ad alta pressione negli spazi dei pori sedimentari, che avrebbe interessanti implicazioni astrobiologiche. Se esistessero ancora zone saturate d'acqua nei sedimenti sotto il vulcano, probabilmente sarebbero state mantenute calde da un alto gradiente geotermico e dal calore residuo della camera magmatica del vulcano. Potenziali sorgenti o infiltrazioni intorno al vulcano offrirebbero eccitanti possibilità per rilevare la possibilità di vita microbica.

( Mappa geologica ).

La scarpata orientale:
Queste immagini, riprese dalla telecamera stereo ad alta risoluzione (HRSC) a bordo del veicolo spaziale Mars Express dell'ESA, mostrano la scarpata orientale del vulcano Olympus Mons su Marte.


L'HRSC ha ottenuto queste immagini durante l'orbita 1089 con una risoluzione al suolo di circa 11 metri per pixel.
L'immagine è centrata a 17,5° nord e 230,5° est. La scarpata è alta fino a sei chilometri in alcuni punti.

La superficie del fianco orientale dell'altopiano della cima mostra flussi di lava che sono lunghi diversi chilometri e larghe alcune centinaia di metri.

Le determinazioni dell'età mostrano che hanno fino a 200 milioni di anni, in alcuni luoghi anche più vecchi, indicando episodi di attività geologica.

Le pianure , viste qui nella parte orientale dell'immagine (in basso - vedi sotto), hanno in genere una superficie liscia.

Sono visibili diversi segni simili a canali che formano una vasta rete composta da canali intersecanti e "anastomosi"* lunghi diversi chilometri e profondi fino a 40 metri. (* Anastomizzare significa ramificarsi ampiamente e incrociarsi l'uno sull'altro, come vene sul dorso della mano.)


Diverse incisioni suggeriscono un origine tettonica, altre mostrano isole fluidodinamiche e pareti terrazzate che suggeriscono attività di deflusso.
Le determinazioni dell'età mostrano che l'area portante la rete era geologicamente attiva fino a 30 milioni di anni fa.
Tra il bordo delle pianure e il fondo del pendio del vulcano, ci sono "creste rugose" che vengono interpretate come risultato della deformazione compressiva. In alcuni punti, le creste delimitano le terrazze ad arco ai piedi del pendio del vulcano.

( Le foto a colori sono state derivate dai tre canali di colore HRSC e dal canale nadir, mentre le viste prospettiche sono state calcolate dal modello digitale del terreno derivato dai canali stereo - Credit by ESA ).
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A cura di Andreotti Roberto.